venerdì 25 marzo 2016

Che cos'è l'ambiente protesico?

Tempo fa abbiamo parlato del Metodo Gentlecare®, ideato da Moyra Jones (terapista occupazionale canadese) per aiutare le persone con demenza, avendo come obbiettivo non la cura della malattia, ma piuttosto la riduzione dello stress e del dolore per il malato, ovvero la realizzazione del suo benessere. Come si era detto, questo metodo si basa su un approccio protesico, secondo il quale si deve riuscire a fornire “dall’esterno” ciò che la persona non può più avere “dall’interno”. E in particolare per il Gentlecare tre sono gli interventi protesici da proporre, che riguardano: a) le persone, b) lo spazio fisico, c) le attività. Oggi ci concentriamo sulla seconda componente fondamentale della triade, ossia lo spazio fisico, ringraziando l’Architetto Enzo Angiolini (Gruppo Ottima Senior) per il contributo che ha dato e che darà al Meeting delle Professioni di Cura il 21 Aprile 2016.
Lo spazio fisico può fare la differenza per le persone: se adattato nelle sue peculiarità (colori, luci, suoni…) alle esigenze delle persone affette da demenza e del personale di cura, può divenire elemento determinante per la realizzazione del benessere di tutti. Ci si prende cura della persona residente anche a cominciare dagli spazi che a questa sono destinati, che devono essere tali da accrescere la qualità della sua vita e non tali da essere vissuti con disagio.
Nelle strutture assistenziali è infatti possibile far vivere degnamente gli ultimi anni di vita delle persone all’interno di edifici che devono essere ricodificati in funzione di alcuni parametri connessi con l’orientamento interno e la qualità ambientale. Si creerà così l’ambiente che non solo risulta adeguato alle esigenze di clienti e operatori, ma sarà congegnato in modo da poter anche fungere da aiuto alla persona «fragile»: ovvero l’ambiente protesico. I parametri per riuscire a ricrearlo non sono molto conosciuti; ci sono pochissimi progettisti specializzati in Assistenza e Sanità e, tra questi, ancora meno professionisti coscienti della necessità di seguire questi nuovi indirizzi. La cosa più importante da dire a favore dell’ambiente protesico è che esso costa nella stessa misura di quello vecchio e sbagliato. La paura di incorrere in costi maggiori è forse una giustificazione per continuare sulla vecchia strada.
Vediamo allora alcuni elementi essenziali che non devono essere trascurati per realizzare un ambiente che sia adeguato per la persona anziana che si trova in una condizione di fragilità. Se si vuole creare questo spazio, ci sono infatti una serie di regole rispetto ad esso che devono essere seguite: 1) deve avere pavimenti e rivestimenti mentalmente collegabili ad ambienti già vissuti; 2) i materiali non devono essere esteticamente freddi; 3) i colori delle pareti devono essere diversi dal bianco e diversi per definire l’uso dei locali e adeguati al loro orientamento (ad esempio verso sud eviterò il giallo e all’opposto farò verso nord); 4) tende e finestrature devono garantire una buona illuminazione naturale in assenza di abbaglio; 5) l’illuminazione artificiale deve ben dosare luce diretta e luce indiretta; i vari ambienti devono avere finiture diverse in maniera da far capire dove ci si trova; 6) il complesso di ambienti del nucleo o della struttura deve garantire una permeabilità visiva in modo da aiutare nell’orientamento; 7) gli arredi devono essere di colorazione e/o essenza ben contrastate rispetto a pareti e pavimenti; 8) gli arredi della cucina devono essere “da cucina”, quelli del salotto devono essere “da salotto” (ovvero, gli ambienti devono possedere identità chiara); 9) i servizi igienici devono essere facilmente raggiungibili e avere luci con accensione automatica.
Ognuna di queste regole, se applicata, facilita la comprensione del “dove sono” e semplifica il rapporto tra persona e ambiente. Agisce sulla mente anche della persona affetta da demenza, aumentando la sicurezza e l’uso delle capacità residue. Nella creazione di un nucleo, in qualsiasi tipo di residenzialità o semi residenzialità, bisogna ricreare le connessioni tipiche della “casa”. Alla luce di questo paradigma serve sempre una cucina terapeutica perché in demenza è uno degli ultimi riferimenti che viene dimenticato, mentre per l’anziano fragile rimane l’ambiente più intimo e vissuto. Altra importante avvertenza per creare l’ambiente protesico è quella di evitare lunghi e spersonalizzanti corridoi. Non esistono più nella residenzialità e dovrebbero scomparire o quantomeno ridursi in sanità e assistenza per varie motivazioni, la principale delle quali è quella collegata alla difficoltà di ritrovare la propria camera e di mantenere l’orientamento interno. Tutte queste indicazioni non devono però scoraggiare chi opera in una struttura “vecchio stile” dove tutti questi parametri non sono rispettati, tutto è senza personalità e le funzioni dei singoli ambienti non sono chiare. Non si deve demordere perché l’importante è conoscere l’obiettivo da raggiungere. Lo si potrà raggiungere anche per tanti piccoli passaggi progressivi: si deve approfittare di tutti gli interventi manutentivi ordinari e straordinari per perseguirlo. Se si deve rifare un bagno rotto, per esempio, lo si rifarà diverso e protesico; se si devono ripitturare alcuni ambienti allora, invece di usare lo stesso secchio di pittura bianca, si applicheranno colori diversi; se si devono cambiare sedie e tavoli, andranno comprati diversi da quelli che già ci sono seguendo al filosofia della personalizzazione. E così, strada facendo, ad ogni passaggio ci si avvicinerà sempre di più a un ambiente protesico e, soprattutto, a ogni passaggio si toccherà con mano la reale influenza positiva di questi nuovi stimoli e la reale possibilità di migliorare la vivibilità per gestori, residenti e operatori. A ogni passaggio si verrà rapiti dalla facilità con la quale si possono coniugare spazio, persone e programmi puntando a un futuro assistenziale migliore.

Ricreare l’ambiente protesico è un obbiettivo di grande importanza che dobbiamo porci con determinazione e fare cultura su questo argomento è assolutamente necessario. Per questo al Meeting delle Professioni di Cura verrà realizzato da Ottima Senior un Workshop a carattere interattivo proprio su questi argomenti [C-01 “Leghiamoli, così non si fanno male!”. Tra protezione e libertà: gestire la sicurezza delle persone anziane fragili]. Verranno approfonditi temi legati alla gestione della sicurezza delle persone anziane residenti in strutture, a partire da diversi punti di vista. In particolare saranno trattate problematiche inerenti le strutture abitative: barriere architettoniche, arredi, personalizzazione degli spazi.
Il Dottor Architetto Enzo Angiolini interverrà con una relazione dal titolo: “Dieci soluzioni per dieci problemi: le vie di fuga, i dispositivi anti incendio, la personalizzazione degli spazi…” e risponderà a tutte le domande sul tema che gli verranno rivolte.



E c’è una novità: hai già in mente una domanda e vuoi fargliela fin da ora? Bene! Scrivi il tuo quesito in commento a questo articolo o per mail a info@editricedapero.it e il 21 Aprile non mancare al WS C-01 [h. 9-13]: l’Architetto sarà lieto di risponderti!

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