sabato 10 ottobre 2015

FORMAZIONE, cosa c’è di nuovo?

È Il momento di evolversi: gli strumenti classici hanno esaurito la loro forza propulsiva. 

Oggi si parla di “Società della conoscenza” per definire una condizione particolare del nostro tempo in cui le mutazioni avvenute nei sistemi di produzione e nei sistemi di welfare hanno portato al centro della scena la conoscenza intesa come fattore di produzione e come prodotto a sé. In questo tipo di società l’apprendimento deve essere considerato come un elemento fondamentale e permanente della propria attività e del proprio sviluppo personale.
Questa impostazione, tuttavia, rischia di dividere la società tra chi possiede le competenze per integrarsi in questo nuovo sistema economico, e coloro che non  le possiedono di fatto condannati ad una condizione precaria.
È chiaro ciascun individuo si gioca la sua autorealizzazione e la sua libertà sulla capacità o meno di accedere al sapere e, in generale, all'apprendimento. (1)
In questo senso si parla anche di learning society per descrivere la nuova condizione umana, di persone che incontrano ogni giorno il sapere e le conoscenze come nuovo capitale.
La learning society è, quindi, un fondamento strutturale dell'economia e dello sviluppo sociale.

Il livello di formazione

Dal Rapporto BES 2014 dell’ISTAT si apprende che tra il 2011 e il 2013 sono migliorati gli indicatori sulla formazione ma che non è ancora stato colmato il divario che separa l’Italia dal resto d’Europa, come si potrà ben valutare dall’esame dalla misurazione dei livelli di competenza alfabetica e numerica.

Prima di tutto però è opportuno vedere una tabella che sintetizza il trend degli ultimi anni del livello di istruzione degli Italiani.

Età
Titolo
2011 %
2013 %
25/64
Diploma superiore
56,00
58,20
30/34
Titolo universitario
20,30
22,40





Per quanto riguarda la formazione continua si osserva che rimane appannaggio di un’esigua quota di popolazione: solo il 6,2% delle persone di 25-64 anni ha dichiarato di aver svolto attività di formazione nelle quattro settimane precedenti l’intervista, valore sostanzialmente stabile rispetto agli anni precedenti. Se si considera, però, chi ha svolto almeno una attività di formazione nei 12 mesi precedenti l’intervista la quota sale al 21,9% nel 2013, dato in costante aumento rispetto al 19,2% del 2012 e al 13,9% del 2011.
Tuttavia, gli incrementi registrati non hanno permesso di recuperare lo svantaggio rispetto alla media dell’Unione Europea.





L’indagine Piaac, condotta nei paesi Ocse (2), fornisce una interessante serie di informazioni sui livelli di competenza alfabetica e numerica della popolazione tra i 16 e i 65 anni.
Ancora una volta gli indicatori italiani sono tra i più bassi: nel 2012, il punteggio medio ai test di competenza alfabetica delle persone di 16-65 anni colloca l’Italia all’ultimo posto tra i paesi dell’area considerata (250 punti contro una media Ocse di 273 e un punteggio di Finlandia e Giappone superiore a 280).



Analoga la situazione per il punteggio ai test di competenza numerica.
L’Italia (247) è il penultimo paese, molto lontana dalla media Ocse (269)3.




Dando un’altra chiave di lettura in cui i punteggi sono raggruppati in classi che corrispondono a diversi livelli di competenza, l’Ocse fa notare che solo il 30% circa degli italiani tra i 16 e i 65 anni raggiunge un livello accettabile di competenza alfabetica, mentre un altro 30% è ad un livello così basso che non è in grado di sintetizzare un’informazione scritta.





Quest’ultima affermazione fa una sintesi impietosa della situazione dei cittadini italiani e ci costringe a ripensare ai nostri modelli dell’istruzione media superiore e universitaria da un lato e a ripensare urgentemente a nostri modelli formativi. È di tutta evidenza la necessità di ricuperare e di stimolare operatori e aziende ad assumere un nuovo atteggiamento verso la formazione lungo tutto il corso della vita o verso un nuovo modo di vivere la formazione, definito sinteticamente con l’espressione inglese Lifelong Learning.

Nello sviluppo di una learning society, che in Italia non si dovrebbe proprio rinviare, l'attenzione si deve finalmente fissare sulla centralità  che il soggetto deve assumere nei processi formativi. Non sono altrettanto importanti gli elementi quantitativi della formazione  perché ciò che si deve fare è porre l’accento sulla capacità umana di creare ed usare le conoscenze in maniera efficace ed intelligente, su basi in costante evoluzione.

In questa nostra società la vera risorsa è costituita dagli stessi individui e dal loro sapere.
Si rende necessaria la creazione di un sistema in cui la conoscenza sia la leva dello sviluppo e l’apprendimento, quindi, ne possa rappresentare la condizione di funzionamento.

·      Occorre tendere alla trasformazione dell’informazione in conoscenza.
·      Trasformare la conoscenza in diffusione del sapere, in scambio e “patrimonializzazione” con un processo che va dai singoli all’organizzazione.
·      Trasformare il sapere in comportamenti operativi così che le conoscenze e il sapere divengano innovazione e fonte di successiva conoscenza.


L’auspicio è che nella società futura l’apprendimento e la realizzazione del potenziale individuale siano valori socialmente condivisi e la società stessa sia una società educante.
Oggi dobbiamo domandarci cosa sia possibile fare poiché c’è un cammino lungo e complesso da compiere. Molti sono i problemi che affiorano e due sono i più importanti.
Il primo è la cattiva gestione dei finanziamenti unita alla loro scarsità e il secondo è un certo disinteresse dei destinatari, determinato più dalla deludente attività formativa tradizionale che dalla personale scarsa attitudine.

La soluzione a questi due problemi piò essere ricercata prendendo atto di tutto ciò che esiste nel mondo dell’elaborazione dei dati e della comunicazione e facendone una corretta utilizzazione. La strada nuova, che ci permetterà di affrontare la sfida dell’obsolescenza dei saperi (si veda un interessante saggio (3) reperibile in rete)  è l’applicazione del sistema di longlife learning gestendo l’innovazione attraverso le ICT (4)  (Information and Communication Tecnologies). Ciò permetterà di superare la concezione dell’apprendimento come trasmissione e accumulo di contenuti a favore di una nuova visione che mette  i soggetti al centro della produzione del sapere con ruolo di  protagonisti dell’evoluzione.

Il controllo del processo di produzione dei saperi  non sarà più solo dell’erogatore della formazione ma se ne farà carico in parte anche il fruitore che avrà la possibilità di compiere delle scelte in prima persona sul proprio percorso formativo. Indispensabile l’utilizzo di modalità didattiche aperte tenendo conto degli strumenti multimediali e delle potenzialità della rete.

L’obiettivo è costruire uno spazio in grado di rappresentare un’evoluzione dell’e-learning dove si può creare uno sfondo culturale ampio e flessibile e dove trovano applicazione tutti gli strumenti oggi disponibili.
Questo “luogo” avrà una dimensione sociale e culturale e sarà in grado di modificare  il tradizionale rapporto docente – tutor – discente favorendo quest’ultimo consentendogli di costruire spazi personali e collegamenti sociali.
L’utilizzo della rete, elle sue risorse e degli strumenti multimediali consente di ridurre i costi e di evitare la presenza contemporanea in un luogo fisico con beneficio ulteriore sui costi.
La centralità dell’utente e il suo ruolo attivo sono gli elementi che consentono il superamento del secondo problema legato al giudizio deludente sulla formazione tradizionale, troppo spesso inefficace e che in qualche caso aveva addirittura allontanato.
Si intravedono grandi possibilità di sviluppo di un’idea che pochi studiosi hanno già affrontato e che sarà compito degli attori della formazione di portare a regime. Come tutte le innovazioni incontra resistenze e se da un lato semplifica e consente di migliorare l’economicità dall’altro impone la conoscenza e la famigliarità d’uso dei nuovi strumenti. In questo un grande aiuto viene dalle abitudini consolidate ormai di utilizzare computer, tablet e smartphone per navigare in internet, scattare foto e realizzare filmati da condividere sui social network. Quest’abitudine sviluppatasi rapidamente e in modo virale costituisce oggi la base minima per diventare operativi con un progetto che ribalta l’idea classica della formazione, ottiene l’interesse degli utenti perché gli consente di personalizzare almeno in parte il percorso attraverso l’uso di strumenti noti e apprezzati, già utilizzati a fini d’intrattenimento.
Di aspetti tecnici e progettuali specifici si parlerà in un prossimo articolo. Chi vuole documentarsi può fare ricerche in rete con parole chiave: società della conoscenza -  complex learning – longlife learning e simili: buona navigazione!




(1) L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) è un’organizzazione internazionale fra trentaquattro Paesi sviluppati aventi in comune un sistema di governo di tipo democratico e un’economia di mercato. L'organizzazione svolge prevalentemente un ruolo di assemblea consultiva e svolge studi economici per i paesi membri per la risoluzione dei problemi comuni e per  il coordinamento delle politiche locali e internazionali dei paesi membri. 


(2) L’istruzione, la formazione e il livello di competenze influenzano il benessere delle persone e aprono opportunità altrimenti precluse. L’istruzione, non soltanto ha un valore intrinseco, ma influenza il benessere delle persone in modo diretto. Le persone con livello di istruzione più alto hanno maggiori opportunità di trovare lavoro, anche se hanno una importante variabilità per tipo di diploma o laurea. Generalmente coloro che sono più istruiti hanno un tenore di vita più alto, vivono
di più e meglio perché hanno stili di vita più salutari e hanno maggiori opportunità di trovare lavoro in ambienti meno rischiosi. Inoltre, a livelli più elevati di istruzione e formazione corrispondono livelli più elevati di accesso e godimento consapevole dei beni e dei servizi culturali e, in generale, stili di vita più attivi.


ISTAT - Introduzione al cap.2 del Rapporto BES 2014 

(3) “Costruire i saperi nella società della conoscenza: il complex learning” di Eleonora Guglielman e Laura Vettraino.   Link http://www.learningcom.it/public/Documenti/58.pdf

(4) Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, in acronimo ICT (in inglese Information and Communications Technologies), sono l'insieme dei metodi e delle tecnologie che realizzano i sistemi di trasmissione, ricezione ed elaborazione delle informazioni. La tecnologia dell'informazione comprende le reti di telecomunicazione, i sistemi di elaborazione e la multimedialità che nella trasmissione telematica utilizza i tre modi fondamentali di espressione e comunicazione della conoscenza: testo, suono e immagine.