martedì 30 marzo 2010

ACCREDITAMENTO DEI SERVIZI SOCIOSANITARI. Successo della Giornata di studio a BOLOGNA

Il primo convegno ha avuto successo, ANOSS assicura: Continueremo!!



Nel DNA dell’ANOSS, fin dalla sua nascita quindi, c’è una visione del mondo che auspica un welfare moderno ed inclusivo basato sulla centralità della persona sia come utente dei servizi, sia come operatore o come portatore di interesse.
È naturale che la missione che l’associazione si prefigge è di conseguenza quella di promuovere conoscenza e dibattito attorno alle tematiche della pianificazione e dell’organizzazione dell’assistenza, promuovere la qualificazione e l’aggiornamento professionale degli associati e di tutto il personale interessato avendo cura di sostenere l’integrazione tra tutte le professionalità.
In un momento come questo, che vede tutte le istituzioni pubbliche dell’Emilia Romagna impegnate nel difficile avvio dell’accreditamento dei servizio socio-sanitari, nessuno aveva ancora offerto un’occasione di confronto ad ampio raggio. ANOSS con un tempismo notevole ha anticipato la decisione e ha organizzato un convegno di studio per il 26 marzo azzeccando il momento: pochi giorni dopo la pubblicazione degli ultimi atti amministrativi dell’Amministrazione regionale necessari per l’avvio definitivo del procedimento.

Dopo la presentazione da parte del Presidente della sez. regionale ANOSS ci sono state le tre relazioni previste. La prima di Dino Terenziani consulente esperto di servizi e cooperazione sociale, ha spaziato sulle norme regionali dalla legge 2/2003 alle ultime disposizioni sull’accreditamento soffermandosi con puntuale attenzione sul concetto di integrazione nella duplice espressione di integrazione tra sociale e sanitario e tra soggetti pubblici e privati. Ha sottolineato l’importanza della separazione delle funzioni di governo da quelle di produzione dei servizi con superamento degli appalti di servizi e la necessità di stabilire la responsabilità gestionale unitaria. Ampio spazio ha poi dato al sistema omogeneo delle tariffe e all’impegno di tener sotto monitoraggio nei prossimi tre anni l’avvio di questa procedura di accreditamento.

Il prof. Elefanti ha svolto una relazione tecnica ampia ed articolata dal titolo “Competere creando valore, la prospettiva della qualità” nella quale ha proposto uno studio sul senso della creazione di valore nei servizi socio-sanitari declinando tale studio nell’ottica dell’utente, dell’operatore e del regolatore pubblico/collettività.

La relazione del dirigente regionale Raffaele Tomba ha chiuso i lavori del mattino. Si è trattato di un’esposizione minuziosa e completa di tutti gli aspetti teorici e pratici dell’accreditamento dei servizi sociosanitari nella regione Emilia Romagna. La relazione è stata subito accompagnata da numerosi quesiti del pubblico che, veramente molto numeroso, ha animato con partecipazione interessata anche la sessione pomeridiana preordinata proprio allo scopo di favorire dibattito che infatti è stato ampio e interessato.

ANOSS ringrazia tutti i relatori che hanno presentato ciascuno per la sua parte una documentazione ampia e precisa, per l’impegno quindi e per la disponibilità a misurarsi con questi argomenti che interessano e spaventano un po’ tutti.

Ringrazia poi SCA, fornitore dei prodotti per l’incontinenza di marchio Tena, che ha sostenuto l’iniziativa con un supporto logistico impeccabile.

Ringrazia infine tutti i partecipanti per la passione dimostrata con una presenza numerosissima, con la massima attenzione per  tutta la durata dell’evento e con una grande voglia di intervenire e di contribuire alla costruzione di una migliore conoscenza delle norme.

mercoledì 24 marzo 2010

Bologna 26 marzo 2010 - Tavola rotonda sull'accreditamento - Relazione introduttiva

Prima di tutto c’è voluto un sacco di tempo, visto che di accreditamento le norme regionali ne hanno parlato per la prima volta nel 2003 con la legge n°2 e la conclusione arriva il 15 marzo del 2010. Una comunicazione a rate da un lato può essere positiva perché abitua a poco a poco, ma una regola della comunicazione efficace vorrebbe che la notizia venga data subito e subito in chiave operativa.

Altro sarebbe stato comunicare e rendere operativa una sezione alla volta, ma così non è stato. Ciò che via via veniva approvato costituiva un tassello dell’intera struttura non funzionale in sé stesso ma semplicemente necessario all’impianto complessivo che avrebbe visto la luce solo alla fine. Con una tale procedura si sono alimentati pregiudizi che hanno a loro volta generato dubbi e paure qualche volta poi anche confermate dalla realtà.

Oltre al tempo lungo di gestazione c’è poi la mole della normativa. D’accordo che deve regolare un problema ad ampio spettro, ma così sottolinea il difetto del “tutto in una volta” con cambiamenti troppo ampi. Se proprio ciò era inevitabile almeno bisognava utilizzare un linguaggio semplice con costrutti chiari e stringati. Così l’impatto della novità diventa ancora più pesante. Com’è noto tutte le novità che comportano cambiamenti globali richiedono una ristrutturazione della cultura che non può accompagnare l’innovazione legislativa in modo simultaneo: di sicuro occorre tempo e un testo di riferimento chiaro e semplice favorirebbe il processo di evoluzione culturale dei servizi.

Alcune difficoltà poste in evidenza:

• una certa contraddittorietà tra la normativa dell’accreditamento e quella delle ASP
• un’evidente debolezza sul fronte del pluralismo dell’offerta e della facoltà di scelta
• una situazione curiosa sul fronte della concorrenza in quanto si accredita per un tempo indeterminatamente lungo e si accredita solo per la quantità necessaria e sufficiente, con gestori diversi all’interno della stessa struttura e per di più gestori con sistemi organizzativi e regime giuridico-contrattuale diverso.

L’attività dell'organismo provinciale deve assicurare assenza di conflitto di interessi e deve essere costituito da esperti opportunamente formati. Non deve creare ulteriori costi così coloro che ne fanno parte lo devono fare in espletamento delle normali attività del loro ufficio il che significa caricare il costo dell’organismo su chi compie già lo sforzo di mettere a disposizione il personale adeguato. Ovvero: non solo questi enti o aziende perdono le ore di lavoro di un loro dirigente che deve dedicarsi ad altro, ma per queste ore non avranno alcun rimborso. Certo era giusto non moltiplicare organismi e costi, ma un’attività di monitoraggio e controllo deve pur impiegare risorse e il relativo costo dovrebbe essere ripartito equamente e non posto a carico degli enti che mettono a disposizione il personale. Equità di ripartizione vorrebbe dire porre a carico dei servizi accreditati il costo del monitoraggio suddiviso per quota proporzionale rispetto alla quantità di posti.

Si propone un’altra riflessione sul fatto che un organismo di una tal composizione potrebbe funzionare correttamente se il monitoraggio, che praticamente si realizza mediante atti ispettivi tra pari, venisse compiuto al fine di un accreditamento volontario di eccellenza, ma non è altrettanto certo che funzioni come supporto all’accreditamento istituzionale. Il sistema ispettivo tra pari, quando c’è in gioco l’accreditamento, oggi del controllato domani del controllante, a meno di artificiose assegnazioni che escludano collegamenti e intrecci, magari non sempre possibili, può condurre alla nascita di situazioni di complicità o di vendetta configurando in tutti e due i casi il cedimento di un’azione formalmente corretta a due sentimenti umani che non possono che distorcere la verità.

Per rispondere agli stessi scopi non era meglio pensare ad un organismo terzo indipendente?
Oppure un organismo istituzionale ma comunque del tutto estraneo rispetto agli enti gestori e alle AUSL?

Questa è solo una sintesi della relazione introduttiva.

Per leggerla poer intero clicca sul link Tavola rotonda sull'accreditamento - Relazione introduttiva

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giovedì 18 marzo 2010

A CAORSO (PC) - Un convegno sull' Accreditamento dei servizi sociosanitari in Emilia Romagna

Per venire incontro alle esigenze di conoscenza e dibattito anche a livello locale sull'accreditamento, ANOSS presenta una nuova iniziativa realizzata grazie alla collaborazione della Cooperativa ASSO e del Comune di Caorso (PC).  Clica sulle immagini dell'invito per ingrandirle a tutto schermo
Si è vista la necessità di un ulteriore e diverso approfondimento che mettesse in primo piano le problematiche operative che coinvolgono gli enti istituzionali.

In questo momento di orientamento per la definizione delle strategie del welfare locale che ci accompagneranno per i prossimi anni è importante studiare, capire, confrontarsi. Per questo ringraziamo il Sindaco di Caorso per la sensibilità dimostrata e per l'iniziativa messa in campo.

Ringraziamo anche la Dirigenza della Cooperativa ASSO e tutti i relatori che hanno accettato di essere presenti e di misurarsi con questo non facile problema

Formazione Coordinatori- DISPENSA

Mettiamo a disposizione una dispensa redatta su argomenti cotenuti nel Corso Coordinatori in svolgimento a Piacenza - CESVIP.

Il modulo riguarda "Progettazione - Pianificazione - Organizzazione", contine alcune slides e un breve paragrafo dedicato alla statistica.

Per leggere e scaricare la dispensa Clicca qui

Piacenza;  marzo 2010

domenica 14 marzo 2010

ANOSS: Una giornata di studio a Bologna sull'ACCREDITAMENTO

Con questo convegno l'associazione ANOSS si è preffissa di dare un contributo concreto a chi, per professione dovrà ben conoscere le modalità operative per l’accreditamento.

È destinato a dirigenti e responsabili degli enti gestori e a tutti coloro che a qualunque titolo si occupano della materia .

Vai all'invito alla giornata di studio che si terrà a Bologna il 26 marzo prossimo al centro congressi Savoia Hotel Clik qui!

FACCIAMO RISPETTARE IL PATTO PER LA SALUTE

Riportiamo l'appello di SOS Sanità. 
A quasi tre mesi dalla firma del Patto per la Salute, da parte di Governo e Regioni,

chiediamo si provveda a:

1. Completare il finanziamento
L’ultima Legge Finanziaria ha assicurato solo una parte delle risorse previste nel Patto, rinviando a successivi provvedimenti del Governo il completamento del finan-ziamento. Il Governo deve stanziare ancora, con provvedimenti formali, le risorse per il 2010 (550 milioni necessari anche per abolire del tutto i “super ticket” da 10 euro e quelli necessari per i rinnovi contrattuali), per il 2011 e per il 2012.
Si tratta di assicurare l’intero finanziamento previsto (106.164 milioni per il 2010, 108.603 milioni per il 2011 e 111.544 per il 2012) e quello per i rinnovi contrattuali.

2. Controllare i LEA e non solo i Bilanci
Serve l’Intesa Stato - Regioni per creare la nuova Struttura Tecnica di Monitoraggio (STEM), prevista dal Patto per associare al controllo dei bilanci quello sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
Quindi servono i nuovi indicatori LEA e i nuovi regolamenti, per valutare i comportamenti delle Regioni anche sul rispetto dei LEA e non solo sull’equilibrio di bilancio. Per essere virtuosa una regione non basta abbia i conti a posto, deve garantire buona assistenza.

3. Approvare il Decreto sui nuovi LEA
Con il Patto per la Salute vi sono le condizioni per sbloccare il Decreto che opera la revisione dei LEA. Il Ministro Fazio ha già concordato con le Regioni (luglio 2009) alcune parziali modifiche, anche per superare i rilievi della Corte dei Conti che aveva fermato il Decreto Prodi (aprile 2008).
La revisione dei LEA può aiutare ad innovare e ad aggiornare diverse prestazioni sanitarie, rendendole più pertinenti con il quadro epidemiologico, demografico e sociale (es. per la non autosufficienza, le nuove protesi per disabili, nuove esenzioni per malattie croniche, l’aggiornamento delle prestazioni non appropriate, le cure odontoiatriche per indigenti e minori). E può favorire finalmente la definizione dei corrispondenti Livelli delle prestazioni Sociali.
Resta da costruire un vero sistema di garanzia per i cittadini sull’effettivo rispetto dei LEA. Per renderli un diritto esigibile in modo uniforme in tutto il territorio nazionale, come prescrive la Costituzione.

Accreditamento, qualità e patrimonio intangibile

Anche se il settore di attività dell’assistenza agli anziani non soffre di una crisi evidente come gli altri settori industriali o di servizi non bisogna abbassare la guardia sulla valorizzazione delle ricchezze che in questo settore negli anni si sono costruite.
La crisi si farà comunque sentire, ci sono meno risorse da spendere sia da parte dello Stato che dai cittadini quindi è indispensabile non disperdere nulla di quanto si è costruito in passato perché i tempi difficili nessuno li potrà del tutto allontanare.
Lo Stato farà sempre più fatica, nell’ambito di una onesta ripartizione delle risorse, a soddisfare la domanda dei servizi assistenziali e probabilmente si assisterà a un progressivo ampliamento di servizi privati in qualche caso privi di qualsiasi legame economico col pubblico, ma soprattutto come “sostituti” del pubblico in difficoltà.
Considerato che i servizi non derivano dal nulla ma sono frutto della trasformazione di risorse, se né lo Stato né i cittadini potranno aumentarle oltre un certo limite, allora, inevitabilmente, la qualità dovrà attestarsi su livelli più bassi.
Così, voluto da una legge (la 328 del 2000) non sempre osservata e quasi mai capita nello suo spirito innovativo, arriva l’accreditamento che, forse, nelle intenzioni più pure doveva assumere il ruolo di baluardo a difesa della qualità ma che in pratica rischia di mancare completamente l’obiettivo. Avrebbe dovuto creare una sorta di concorrenza, magari un po’ virtuale, ma comunque ricca di possibile effetti positivi per l’introduzione di un minimo di competitività, che invece non si intravede nei nuovi modelli di un welfare... (continua)

Vai all'articolo completo: un approfondimento sul patrimonio intengibile delle aziende di servizio

Il personale è l'unico capitale su cui costruire il futuro dei servizi sociosanitari

Questo è un elemento di crisi: lo Stato farà sempre più fatica, nell’ambito di una onesta ripartizione delle risorse tra i diversi bisogni, a soddisfare per intero la domanda dei servizi assistenziali.
Va da sé che a fronte di una probabile diminuzione della produzione pubblica si assisterà a un progressivo ampliamento, in termini percentuali, della presenza di servizi privati privi di qualsiasi legame economico col pubblico, ma ciò ha due possibili conseguenze entrambe poco gradite: si dovrà sostenere un maggior costo a carico delle famiglie oppure si dovrà riconoscere l’inevitabile e accettare una diminuzione di qualità.
Si l’inevitabile, perché, per un principio scientifico universalmente accettato nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma; così, non è possibile creare servizi dal nulla, ma essi saranno frutto della trasformazione di risorse e se né lo Stato né i cittadini potranno aumentarle oltre un certo limite, allora, inevitabilmente, la qualità dovrà attestarsi su livelli più bassi.

Bel futuro si stanno preparando, tutti quanti quelli che come me sono relativamente vecchi (o relativamente giovani se preferite)!!

Così, voluto da una legge (la 328 del 2000) non sempre osservata e quasi mai capita nel suo spirito più intimo, arriva l’accreditamento che, forse, nelle intenzioni più pure doveva assumere il ruolo di baluardo a difesa della qualità soprattutto promuovendo una sorta di concorrenza, magari un po’ virtuale, ma comunque portatrice degli effetti positivi per l’introduzione di un minimo di competitività.
In realtà a poco a poco arrivano le norma sull’accreditamento che le Regioni, ultima in ordine di tempo la Regione Emilia Romagna, modellano sull’impianto di un welfare non più nazionale, ma via via sempre più rapportato alla realtà locale più piccola: la Regione, la Provincia, il Distretto o il singolo Comune.
Certo nelle varie legislazioni regionali le dichiarazioni di intenti rispetto, non solo al mantenimento ma anche alla crescita della qualità, sono presenti, ma nel contenuto legislativo mancano, nella sostanza, due garanzie fondamentali.
La prima è relativa agli standard previsti per le strutture che, ancorché probabilmente appropriati in prospettiva, sono spesso da considerarsi, oggi, un sogno e con la scarsezza di risorse di cui s’è detto, non si vede come possano essere raggiunti in tempi brevi.
La seconda considerazione riguarda a sua volta il capitale aziendale, ma in un’accezione nuova e ancora un po’ inusuale nell’ambito pubblico. Il riferimento è al patrimonio intangibile delle aziende che un eccesso di burocrazia o di schematismo organizzativo potrebbe mettere in crisi seriamente.

Da un lato quindi i requisiti richiesti che spingono verso livelli elevati di qualità e specie quelli strutturali potranno essere raggiunti soltanto in tempi lunghi e con investimenti notevoli che non si vede come possano essere garantiti subito, nel giro di due o tre anni, considerato oltretutto lo schema tariffario rigido.
Dall’altro l’introduzione di politiche che tendono a determinare una situazione di responsabilità gestionale unitaria che esclude che un’Azienda Pubblica possa mantenere la gestione di un nucleo in cui operano maestranze di una cooperativa che ha appaltato il servizio o parte di esso.
Questa posizione, formalizzata ed evidente nella normativa dell’Emilia Romagna, non solo contraddice, sia pur in modo indiretto, ma pesantemente, il proposito di dare una garanzia di sviluppo alle ASP, ma crea le basi per desertificare la ex IPAB da un punto di vista della cultura del servizio.
Non potendo utilizzare l’appalto di servizi alcuni (tutti??) enti gestori pubblici dovranno cedere parti di attività “sotto lo stesso tetto” ad altre imprese che gestiranno in proprio con accreditamento in proprio.

Ma avrà pensato qualcuno al pericolo indotto nell’organizzazione da questa scelta?
Si sarà posto, qualcuno, lo scrupolo .... (Continua)

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Appunti su PROGETTAZIONE/PIANIFICAZIONE (1)

Capita spesso, nell’ambito delle attività nel mondo dei servizi sociosanitari, di sentir parlare di progettazione e di pianificazione in modo indistinto come se le due azioni non godessero di una loro propria specificità. Non si intende spendere tempo prezioso solo per dissipare una mera questione terminologica, non ne varrebbe la pena, ma non si può non rilevare che anche la chiarezza dei termini impiegati aiuta ad avere chiarezza sulle azioni da compiere in relazione alle singole situazioni.

Allo scopo è possibile partire dalle definizioni da dizionario.
Progettazione : Preparazione di un progetto/ attività del progettare/ideazione di qualcosa
Progetto : studio preparatorio di un’opera o di un’impresa. Insieme di disegni e di calcoli che costituiscono lo studio preparatorio di un’opera. Ciò che si pensa di fare in futuro, cioè è riferito a qualcosa che ancora non c’è.
Pianificazione :programmazione di un’attività secondo un piano prestabilito.

Sostanzialmente il progetto viene approvato e successivamente realizzato in piena autonomia mentre il “piano” ovvero l’attività pianificata, viene realizzata lentamente nel tempo e si realizza attraverso la costruzione di oggetti o la realizzazione di processi con caratteristiche conformi a quanto pianificato.
Come si può comprendere le definizioni e quel minimo di elaborazione che ne è stata fatta derivano dal mondo dell’architettura e dell’urbanistica.
In mancanza di analoga precisione nel settore socio assistenziale nella prima parte del discorso possiamo mutuare qualche ragionamento dal mondo delle tecniche architettoniche ed urbanistiche.



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