giovedì 22 ottobre 2009

LEGGE 328/2000: Una riforma ancor oggi in cammino

legge 328 è stata approvata nel mese di novembre del 2000, in un momento in cui era già presente e fortemente diffusa una spinta autonomistica localistica da parte di quelle formazioni che aspiravano, così come ancora aspirano oggi, ad un diverso sistema politico basato sul federalismo. La legge interpreta e amplia il dettato costituzionale in materia di assistenza sociale, ma a breve distanza di tempo, durante il medesimo Governo, viene portata a termine una riforma costituzionale.Sociale Competenza delle RegioniNel nuovo art. 117 cost. vengono elencate le materie di legislazione esclusiva dello Stato e tra queste non figura l’assistenza sociale, che non figura nemmeno tra le materie a legislazione concorrente; quindi, per conseguenza la materia che ci interessa spetta integralmente alle Regioni.In questo breve cenno storico vale la pena soffermarsi anche su qualche contenuto di grande rilevanza etica prima ancora che giuridica. Ci si è chiesto, in particolare, se con la legge 328 fosse stato individuato un vero e proprio “diritto soggettivo” alle prestazioni, ma sembra che la risposta debba essere negativa. La prima argomentazione è che la definizione formale di diritto compare soltanto per le prestazioni di tipo economico e poi perché, la stessa legge, pone un’importante limitazione all’art. 22 c.2.In questo articolo si afferma il diritto a beneficiare del sistema integrato di interventi e servizi sociali, quale definito nei “Livelli Essenziali” subordinatamente alle risorse disponibili, riaffermando, in tal modo, un evidente legame tra livelli essenziali e risorse.

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lunedì 5 ottobre 2009

La RSA come modello di cura intermedia - di Roberta Sassu

L’allungamento della speranza di vita, insieme alla riduzione delle nascite, stanno cambiando profondamente il quadro demografico italiano, comportando una revisione razionale della distribuzione delle risorse sociali e sanitarie, al fine di venire incontro alle nuove necessità. Sempre più il sistema sanitario basato sull’ospedale come unico centro dove si affrontano tutti i problemi che hanno a che fare, direttamente o indirettamente con la salute, si rivela inadeguato alle esigenze peculiari di un numero crescente di anziani.

Il fenomeno dell’invecchiamento sta assumendo dimensioni sempre maggiori e l’Italia si colloca al primo posto nel mondo per percentuale di popolazione anziana, in cui la proporzione degli ultrasessantacinquenni (18,1%) ha superato quella dei ragazzi con meno di 15 anni (15%). Ci troviamo sempre più nella necessità di far fronte a nuove patologie, che sono diventate particolarmente gravose per i bilanci sanitari nazionali (scompenso cardiaco, diabete, demenze, artropatie) che condizionano l’insorgere di disabilità e il conseguente ricovero in residenze per anziani.
Ne scaturisce l’esigenza di costruire una Rete di Servizi di Assistenza Continuativa, fortemente integrata, in cui realizzare progetti di assistenza differenziati. La programmazione in questa direzione ...

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